Quello che mi ha sempre maggiormente stupito delle vicende politiche italiane degli ultimi anni è probabilmente stata l’accettazione, per me ben dura a concepire, del modo di essere berlusconiano.
Il considerare normale lo stile di vita, i modelli ideali, le boutades mostrete e rappresentate dall’attuale presidente del consiglio è spesso stato per me il primo passo necessario verso l’indifferenza, se non verso il sostegno attivo alle politiche che da tanti anni ormai ci vengono proposte.
Si tratta quindi di una problematica che è prima di tutto culturale, si tratta di porsi dapprima il problema di questa cultura in formazione in cui tante cose, che a me possono apparire come insensate, immorali o semplicemente sconvenienti, divengono finalmente normali, accettabili se non proprio apprezzabili.
Soprattutto negli ultimi tempi mi è parso, da italiano all’estero, che si sia effettuato un ulteriore passo in questa direzione, che sia in corso una sensibile modificazione del pensiero e del quadro culturale generale nel nostro paese. Da qualche anno a questa parte, di fronte alla sparizione di quella che era la forte cultura di sinistra, assistiamo alla forte emergenza di una nuova cultura di destra, capace non solo di fornire un solido quadro di riferimento ai propri attori, ma capace soprattutto di rileggere il passato e il futuro sotto una nuova ottica, togliendo agli avversari sia la mitologia che sottende alle radici, che le categorie di lettura che indicano il percorso futuro.
Oggi ho trovato qui un interessante intervento in proposito, meriterebbe di essere ampliato e generalizzato, ma credo possa essere un buon punto di riferimento per cominciare ad inquadrare il problema e e porterci riflettere.
Torneremo presto su questo discorso
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