E’ appena uscito in traduzione italiana per Laterza l’ultimo libro di Zygmunt Bauman, noto sociologo polacco, da qualche anno alle prese con la definizione della società moderna in quanto elemento liquido. Il libro si chiama Vita liquida ed esce dopo Amore liquido e Modernità liquida e, per la terza volta, l’autore torna ad esplorare i paesaggi dell’oggi. Il pensiero espresso in breve si basa sulla convinzione che nella società di oggi le situazioni all’interno delle quali ci troviamo ad agire siano destinate a modificarsi prima che l’uomo riesca a consolidare abitudini e procedure atte a permettergli una vita routinaria all’interno delle stesse; da qui il concetto di liquidità applicato alla modernità.
In questo nuovo saggio Bauman si concentra sulle radici dei desideri alla base del nostro quotidiano e si dedica a fondo ai problemi, molto attuali, dell’esclusione e della mancanza di destinazione ultima che accomuna l’agire contemporaneo.
E’ questo un libro di cui consiglio vivamente la lettura, un libro che sorprende per la lucidità dispiegata nel corso dell’analisi e per la chiarezza descrittiva di molti fenomeni della nostra vita.
Unica pecca credo sia l’incapacità dell’autore di proporre soluzioni e costruzioni teoriche convincenti alla crisi che invece sembra esporre in maniera così chiara. Non credo sia possibile parlare per l’intera prima parte del libro di come la società liquida non permetta l’utilizzo delle esperienze passate per una migliore gestione del futuro per poi finire a fare la medesima cosa riprendendo i lavori di Hannah Arendt e Theodor Adorno e applicandoli su scala planetaria.
Il mio non essere convinto dalle risposte di Bauman, e qui mi riaccodo a quanto ho sentito dire a Michel Tournier anno scorso a Parigi, non toglie tuttavia l’estrema ammirazione per la lucidità con la quale riesce ad aprire uno squarcio nella presunta insignificanza di questi nostri giorni. Credo che leggere queste pagine possa essere un grande aiuto per cominciare a cercare qualche altra risposta.