Il web viene da sempre descritto come una delle più grandi occasioni che la tecnologia ci ha fornito per ridurre le differenze tra le diverse componenti (più o meno svantaggiate, per capirsi) della società.
Questo discorso è da sempre al centro della retorica sui cambiamenti dei sistemi di informazione e viene ormai considerata la migliore arma contro la gestione e il controllo dei media di massa. Internet come libertà insomma, la sola che sarà ancora concessa una volta che ogni giornale, ogni radio e ogni televisione trasmetteranno solamente programmi “costruttivi”, “veritieri” e “consoni alla morale pubblica”. Ogni riferimento all’attuale situazione dei media nei principali paesi occidentali e soprattutto in Italia è volutamente non casuale.
L’accesso a questi strumenti, tuttavia, non implica necessariamente né che se ne possa realmente trarre un vantaggio, né che il loro funzionamento possa prescidere da una valutazione culturale più ampia.
La lotta più importante, forse ancora più del salvaguardare al pensiero critico gli spazi attualmente disponibili sui media di massa e quella contro il digital divide (che dovrebbe salvarci in caso di perdita dei primi) è forse quella contro l’alphabetical divide.
Se ne parla qui e, soprattutto, ci sono un po’ di dati interessanti qui che potrebbero suggerirci una certa revisione delle priorità più urgenti.
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