Il 14 ottobre scorso Bernard Vaissičre, specialista dell’INRA (l’istituto nazionale per la ricerca agronomica francese), esponeva su LeMonde (riprendendo un articolo del 30 agosto scorso) le proprie preoccupazioni riguardo il progressivo e rapido declino della popolazione delle api nel mondo. -35% ad oggi ed in aumento, diceva.
Vaissičre descriveva gli sconvolgimenti alimentari che deriverebbero dalla scomparsa di questi insetti sostenendo come essa fosse vista oggi con estrema preoccupazione, quando solamente cinque anni fa la sola ipotesi sarebbe stata considerata come totalmente futurista.
Il declino di cui parla non sembra fare distinzioni tra le colonie di api selvatiche o tra quelle utilizzate dall’uomo per produrre miele e derivati. Continuano a morire in massa in ogni angolo del pianeta alla fine dell’inverno per cause legate all’inquinamento e alla modificazione delle condizioni naturali di base da parte dell’uomo.
Avrei voluto parlarne un mesetto fa, alla lettura dell’articolo che qualche giorno č anche stato ripreso da noi in aula durante un corso, ma alla fine non se ne era fatto nulla.
Lo riporto ora, leggendo questo articolo del Corriere che presenta il nuovo film d’animazione della Dreamworks. La frase “Ma gli insetti smetteranno di impollinare i fiori, il mondo rischierŕ di perdere fiori e colori…” potrebbe non essere poi cosi lontana non soltanto dalle sale da cinema, ma anche dai semplici paesaggi primaverili.
E citando una frase che credo fosse attribuita ad Einstein (anche se non so poi se sia vero) non dobbiamo dimenticare che “se l’ape sparisce dalla Terra, all’uomo rimangono solo quattro anni di vita. Senza api non c’e’ impollinazione, quindi niente piante, niente animali, niente uomini.”