Sono le nove di una sera d’aprile. Anche le ultime luci se ne stanno andando dopo una splendida giornata di sole. L’ennesima dovrei dire nonistante sia strano per Parigi. Sarà almeno una settimana che il barometro climatico è posto sul bello stabile e il mio personalissimo barometro umorale ha una gran voglia di seguirlo.
Il sereno di qua non ha nulla a che vedere con quello umido della pianura romagnola, del mare, delle prime colline su cui adoravo prendere strade sconosciute in biciletta. Tutto è più definito e la gamma cromatica non accenna minimamente a dissolversi in quella macchia rossa e viola guardando la quale sono cresciuto. Qui sono convinto di poter distinguere ogni singola gradazione dei colori che si spengono, ogni singolo movimento del sole verso il basso e di poterlo fare anche nei riflessi delle vetrate e delle pietre dei palazzi haussmaniani.
L’intero palazzo (il mio palazzo fa isolato, con tanto di corte interna) è ormai avvolto dal silenzio, silenzio rotto solamente da quei rumori indefiniti che soli potrei descrivere come rumori di cena, e anche l’ultima luce se ne va, riflessa in quel blu tendente al grigio che avvolge la cupola di Saint Augustin. E dalla finestra a fronte.
E mentre io me ne sto qui ad aspettare che il mangiare sia pronto e a leggere “Les emigrants” di W.G. Sebald (forse dovrei annotare ogni settimana cosa leggo sul blog come fa qualcuno, chi lo sa…che dite?)sento delle voci dall’altra parte del cortile. E mi affaccio alla finestrella della mia piccola mansarda. Nella casa a fianco, al piano di sotto, cinque o sei persone stanno cantando, qualcuno festeggia gli anni.
E mi sfugge un sorriso ad osservarli dalla finestra. Ci sono, ci sono indubbiamente dei momenti nella vita in cui ci so convince di aver fatto ogni scelta giusta per essere li a godersi quell’istante. Ecco cosa pensavo nel momento in cui non visto, alla finestra, mi ritrovavo ad essere contento per qualcuno che nemmeno conosco, ma che ha la fortuna di avere delle persone a prendersi cura di lui. Anche una persona che non lo conosce neppure, per pochi istanti.
Buon compleanno…
Piccoli momenti di epifania che pare sempre meno persone riescano a vedere col tempo che passa.
Momenti che difficilmente sanno prodursi in absentia del corpo fisico.
La virtualità non giova alla poesia!
sono quei momenti che si possono definire perfetti, nei quali tutto sembra chiaro e ci permettono una partecipazione non mediata.
ti rubo un po’ di spazio per un piccolo aneddoto.
un giorno, tempo fa, con la mia compagna dell’epoca, ero in un negozio per acquistare delle scarpe. questo negozio si trova sull’angolo tra via condotti e piazza di spagna e la vendita delle scarpe si svolge al primo piano, in una sala che domina la scalinata di trinità dei monti.
rimasto solo ad aspettare, stavo guardando una signora che provava delle scarpe a sua volta. lei ha ricambiato il mio sguardo e, senza dire una sola parola, ha chiesto il mio giudizio sulla sua scelta. la cosa è durata una decina di minuti, sino a quando ha provato un paio di scarpe che piacevano ad entrambi. a quel punto un ultimo sorriso ed è uscita.
ecco, quel momento io lo ricordo con emozione, come il momento perfetto con una perfetta sconosciuta che in quel momento ho conosciuto intimamente.