Eccoci qua, a pubblicare alla fine qualche spiegazione al termine « protomedium » utilizzato sabato scorso al Romecamp. Purtroppo un lavoro piovuto dal cielo universitario e urgentissimo mi impedirà a breve di sviluppare ulteriormente l’argomento. Cerco quindi in questo post di chiarire un attimo il tutto, poi per qualche giorno mi limitero a rispondere ai contatti via mail e ai commenti, non avendo tempo di sviluppare ulteriormente l’argomento come avrei voluto.
André Gaudreault e Philippe Marion in un articolo pubblicato nel 2000 hanno proposto il modello della doppia nascita di un medium.
Essa avverrebbe secondo le seguenti fasi:
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apparizione – di un processo tecnologico
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emergenza – di un dispositivo grazie allo stabilirsi di procedure culturali
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avvento – di una istituzione mediatica
nel momento in cui un medium appare abbiamo solo la tecnologia. Esso è priva delle pratiche culturali che lo caratterizzano. Di conseguenza esse vengono prese in prestito dai media antecedenti.
Attraverso l’uso, gli utenti stessi creano in seguito pratiche culturali indipendenti da quelle utilizzate in un primo momento, pratiche che, attraverso un’attività autoriflessiva, verranno a caratterizzare l’identità del nuovo medium, esaltandone e mostrandone la singolarità rispetto a tutti gli altri media presenti nell’universo di significazione. In questo momento si puo parlare di Protomedium.
Si parlerà infine di medium solamente quando l’identità sarà fermamente costituita e non ci saranno più difficoltà nel riconoscere pratiche e generi relativi al medium in questione. Il medium in qualche sorta sarà divenuto trasparente, non creerà più problemi di definizione
Aggiungo come, considerando il processo di costruzione identitaria come dinamico, il processo non sia da vedere esclusivamente in una direzione, ma come l’identità acquisita possa anche venire persa in seguito, possa perdere le proprie caratteristiche di peculiarità.
Secondo il moi pensiero, in questo momento particolare, il blog si trova nella seconda fase di questo processo, quella appunto definita dal termine Protomedium.
Sto scrivendo un articolo che sarà pubblicato entro l’anno sulla questione, nel frattempo vi lascio questi frammenti alla discussione. Ogni contributo è più che bene accetto, cosi come un’eventuale collocazione su qualche rivista italiana ovvio!
Ora purtroppo devo dedicarmi ad altro per una o due settimane per cause di inaspettata forza maggiore. Non potro continuare l’esposizione sistematica di quanto detto sabato scorso, ma non per questo rinuncero a rispondere ad eventuali domande o chiarimenti, qui o altrove…
Brutta brutta brutta infatti!
Soprattutto perché chi fa le definizioni sa che servono fino ad un certo punto e poi si va a naso, mentre la gente comune è convinta che siano risposte sempre pronte e chiare…
Ah, la complessità!
Eh Si hai proprio ragione. Internet non è un medium, polemizzavo con il termine new media e mi sono intrappolato. Qualcuno parla di ambiente, altri ora ora di piattaforma(con il web 2.0), mano male che non mi occupo di definizioni, sarebbe una brutta gatta da pelare.
Non saprei a dire il vero.. Certamente ci sono livelli differenti, sia in ambito tematico sia rilevanti dalle singole persone. i blog tecnologici hanno, in genere, un rapporto al mezzo molto diverso rispetto ad altri generi dello stesso medium. Il corporate blog mi pare sia ancora abbastanza indietro.
Sta di fatto che non ho ancora visto un utilizzo del medium tale da fare risaltare davvero la differenza tra questo e quelli precedenti. Mancando questo punto di base riterrei che il blog non è affatto assestato.
Si tratta, ovviamente, di generalizzazioni, ma la situazione attuale mi pare quella della televisione negli anni ’50. Alcuni l’hanno in casa, altri vanno al bar a vederla, altri neppure la seguono. I programmi tuttavia vengono ancora presi dal teatro, dalla carta stampata o dall’opera. Senza questa originalità di modi e contenuti non mi azzarderei ad andare oltre…
Spero di averti risposto
Infatti Simone, non intendevo porre la cosa in contrapposizione, ma come una lettura diversa del fenomeno. Circa il grado di “maturita'” del blog, mi sembra che in realtà si possano fare valutazioni diversi a seconda delle varie tipologie di utilizzo; diario personale, stanza di conversazione e confronto professionale, utilizzo corporate, etc. Cosa ne pensi ?
Enrico, non vedo le due cose come in contraddizione tra loro. A parte il fatto che non ritengo affatto assestato il blog, anzi direi proprio il contrario.
Comunque un medium che nasce si assesta se riesce a fornire qualche risposta a un bisogno esistente o che si viene a creare.
Nessuna delle due posizioni puo resistere se presa a parte, mi verrebbe da dire…
Interessante il modello di Gaudreault e Marion, ma dal punto di vista dell’analisi socioculturale, mi sembra invece che si potrebbe anche sostenere che il blog si è affermato ed è esploso proprio perchè era adatto per rispondere a un forte e preciso bisogno socio-culturale preesistente.
Maurizio, un nuovo medium non smette di essere nuovo ad un momento preciso, o anzi si, quando questo diventa trasparente, come oggi lo è il libro o la televisione.
Il problema è che Internet non è un medium, ma un insieme di media diversi. Siccome alcuni sono vecchi, altri nuovi, e altri ancora in fase di formazione, viene facile fare di tutta l’erba un fascio e parlare di “nuovo” perennemente.
Bisognerebbe capire questo in prima battuta. Fai caso al telefono cellulare ad esempio, è nato molto dopo Internet, ma essendo un medium unico, appena ha raggiunto un certo grado di presenza è sparito dai “nuovi” media per diventare uno strumento trasparente.
La prima cosa da fare sarebbe una bella pulizia etnica a livello semantico. Internet non è un medium, spargete voce! Fatto questo poi tutto diventarebbe più semplice.
Cosi si tolgono anche le scuse a chi non se ne vuole interessare del resto, alla base…
Non solo per le logiche di rete sto pensando…
O meglio, forse dovremmo allargare le logiche di rete.
Io sto cercando, in altra sede di applicarla anche alla teoria della significazione, intendendo la semiotica come un’emergenza di figure di significazione dallo sfondo del senso…
Insomma è un modo che ritengo assai valido per rappresentare la dinamicità mantenendo una certa struttura. Ma forse tra qualche decina di anni avro qualcosa in più da dire!
ben detto! emergenza, poi, è un termine molto fecondo per le logiche di rete – potrebbe essere un modo per arricchire (anche se leggermente deviare) il tuo pensiero. Ciao 🙂