Si chiacchierava ieri tra il blog di Raffaele e quello di Kurai su Hobbes e Locke. All’odore di uno stacco dalla semantica pragmatica non ho saputo resistere. E aggiungo due battute che non mi pare siano saltate fuori nel discorso…
Parlare di Hobbes o Locke in astratto permette di tenerli separati, di sentirsi, istintivamente più vicini all’uno o all’altro. Eppure oggi questi due pensatori sono, forse loro malgrado, indissolubilmente legati. L’invenzione della democrazia partecipativa e dello stato moderno ha infatti creato uno strano animale bicefalo, dotato della forza e del potere del leviatano hobbesiano, ma creato dalla fiducia lockiana.
Non si tratta oggi infatti di scegliere tra il modello classico del Leviatano in cui tutti, per sottrarsi all’autodistruzione, decidono di delegare il potere assoluto ad uno di loro e neppure si tratta di basarsi sulla fiducia per gestire la vita di ogni giorno.
Si tratta piuttosto di delegare la fiducia come direbbe Antony Giddens. Di dare a qualcuno poteri coercitivi sugli altri, tenendo sempre presente che essi sono in ogni momento revocabili dalla collettività che li ha attribuiti. L’idea di stato altro non è che questo.
Quindi un lockiano dovrebbe ammettere che alla fine gli servirà comunque un po’ di Hobbes e un hobbesiano dovrebbe ammettere che per dare vita a questo benedetto Leviatano prima gli serve un bel po’ di Locke.
Non credo esisterà mai possibilità di un’estremizzazione verso uno dei due termini per il semplice fatto che la complessità sociale richiede fiducia e questa al contempo porta sempre qualcuno ad abusarne per il proprio tornaconto personale. Unico modo per sfuggire al circolo vizioso sarebbe l’informazione trasparente e totale. Se essa esistesse (e purtroppo non potrà mai esistere) tutti coloro che volessero infrangere il contratto sociale sarebbero bloccati prima di agire.
Riguardo l’Italia e la rete…
Beh, la rete sta pedissequamente seguendo la realtà, solo sa essere un po’ più trasparente e i profittatori hanno vita un poco più dura. Non a caso la prima invenzione che ha seguito i forum sono stati i moderatori, la prima dopo i commenti la moderazione degli stessi e via dicendo.
Anche in rete c’è sempre qualcuno che esercita il potere assoluto diciamo, con la differenza rispetto alla realtà che questo potere è frammentato. Ognuno è il sovrano assoluto a casa sua e decide in base ai propri canoni e solo raramente c’è una investitura popolare (questo è dato dal fatto che ogni spazio digitale appartiene a qualcuno, persona privata o società che sia, che ne fa uso come meglio crede).
Per l’Italia, beh, non so neppure se ci sia da parlarne. In Italia la debolezza delle pene e del Leviatano stesso deriva dal fatto che esso non ha praticamente un’investitura popolare che gli dia forza (da notare come le pene siano più severe quando infrangono in pochi, al contrario di quanto si pensa normalmente e che quindi esista sul serio la relazione ipotizzata da Raffaele. Non solo essa esiste, ma è la stessa chiave del problema.) Se le pene severe esistono solo quando c’è fiducia, il Laviatano stesso non puo essere il motore primo di una crescita della stessa per il semplice fatto che esso non esiste oggi quando non c’è fiducia.
Non resta allora che darsi da fare dal lato di Locke e qui la partita diviene tutta culturale. Non sto a far notare allora quanto sia difficile condurre una battaglia culturale in un paese in cui ognuno pensa per se. Chi dovrebbe occuparsi dell’educazione, dando il primato agli altri rispetto anche a se stesso se tutti pensiamo ai fattacci nostri? E allora dovremmo spostarci sull’etica. E poi di nuovo all’educazione e cosi via…
E mi chiedo…Perché ogni volta che ci penso mi viene da augurarci, un po’ sconsolato “buona fortuna??!”