Riprendere le fila…
L’università è ricominciata, il lascito di due mesi di protesta ant Cpe sono tanti, abbastanza almeno da scrivere due o tre saggi di sociologia sui giovani di oggi, sullo sviluppo di questa protesta (semi)-vittoriosa, sulle differenze che ci sono tra l’Italia e questo paese.
Potrei dire del cambio di governo in casa, di tutti i problemi che ci risparmiamo grazie a questo, e tutti quelli che invece si creeranno.
Potrei parlare dei corsi, delle tesine che sto preparando, parlare dell’economia del cinema francese, della comunicazione politica dell’ormai ex capo del governo, della mia tesi in fase di decollo. Di quei tre esami soli che mancano all’appellativo di dottore.
Potrei parlare di tutto quello che ho letto/visto/sentito in rete nel corso dell’ultimo mese e su cui non so mai essere d’accordo del tutto. Potrei parlare di questa scienza del senso comune che credo stia nascendo coi blog e di come sia difficile sostenere posizioni scientificamente valide e creare del dialogo veramente produttivo. Potrei farlo senza nascondere ora un po’ di disillusione che ho di fronte a questo mezzo di comunicazione.
Ma non è questo il giorno. Riprendere le fila vuole dire per me riannodare poco a poco i vecchi fili consunti e imparare a tracciare una via nuova dopo l’esaurimento della vecchia. E ci vuole del tempo, per non compiere scelte che si rivelino sbagliate dopo pochi passi, per la volontà inestinta di non lasciare il punto in cui ci siamo fermati. Che quell’obbiettivo che ci eravamo posti, quel sorriso che sapeva bastare ormai non sono più e rifarsi da capo come ogni volta richiede un’attenzione costante, come a riconoscere da pochi segni il sentiero buono e incamminarsi e farsi spazio.
Chiedo scusa fin d’ora per l’ultima frase e quella malaparafrasi di uno dei più bei libri della letteratura italiana. Ma sono convinto che Calvino saprà, un giorno, perdonarmi.
Buona domenica